Il futuro dovrà osservare inevitabilmente una rivalutazione del modo in cui affrontiamo le relazioni. Durante gli ultimi decenni ci siamo abituati a pensare per lo più a noi stessi in maniera individualistica. “L’importante è che vada bene a me”, “io vengo prima degli altri”, la “mia carriera…” etc e i mezzi per raggiungere i nostri obiettivi non sono sempre stati puliti e limpidi. Per fare carriera a volte non abbiamo guardato in faccia a nessuno, per raggiungere certi livelli abbiamo dovuto scendere a compromessi non propriamente costruttivi.

Credo che ci sia stata una gran confusione nel modo in cui abbiamo deciso di affrontare il percorso, proprio perché il cambiamento di cui parlo, parte da una rivisitazione totale dei comportamenti che adottiamo, in primis con noi stessi. Se partiamo dall’idea di poter fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il nostro scopo, sbagliamo a priori e le conseguenze si legheranno naturalmente a quel tipo di energia.

Se prevarichiamo e siamo non curanti rispetto a chi ci sta accanto, quello che ci ritorna ha le stesse caratteristiche e non potrà che provocare malessere e disagio.

La percezione immediata proviene sempre dall’esterno, mentre un percorso di guarigione e benessere prevede una prima analisi interiore dove mettiamo in discussione noi stessi. Giudicare gli altri è più semplice. Osservare noi stessi non è così immediato e inizialmente fa abbastanza male, perché vediamo i nostri lati “brutti” e distruttivi. Ciò provoca certamente dolore, ma è il primo passo per debellare le sovrastrutture contorte e negative. Quando ci si libera, si apprende che giudicare gli altri forse non è così corretto e che l’unione fa la forza. L’inclusione e la condivisione sono importanti e aprono grandi possibilità.

Proviamo a sperimentare e diamo spazio all’esperienza per provare a cambiare le nostre prospettive.